Carcinoma pancreatico localmente avanzato
Presentati i risultati dello studio di Fase II LAPACT sulla sicurezza e sull’efficacia della terapia di induzione
Presentati
i risultati dello studio di Fase II LAPACT
sulla
sicurezza e sull’efficacia della terapia di induzione con
nab-paclitaxel/gemcitabina
in
termini di impatto del tumore, controllo della malattia e sintomi
Milano,
25 gennaio 2018 – In occasione del congresso ASCO GI (American Society of Clinical Oncology
Gastrointestinal Cancers Symposium) 2018, appena svoltosi a San Francisco,
sono stati presentati i dati relativi agli endpoint
primari e i dati aggiornati degli endpoint
secondari dello studio internazionale di Fase II LAPACT su Abraxane®
(paclitaxel legato all’albumina formulato in nanoparticelle per infusione) in
associazione con gemcitabina in pazienti con carcinoma pancreatico localmente
avanzato.
L’analisi dei dati di uno studio condotto in
pazienti con carcinoma pancreatico localmente avanzato di nuova diagnosi,
trattati con terapia di induzione a base di nab-paclitaxel (Abraxane®)
in associazione con gemcitabina per un massimo di 6 cicli (n=106) ha
evidenziato un tempo mediano al fallimento terapeutico (TTF) di 8,8 mesi (IC
90%: 6,67-9,82), superiore al target specificato nel
protocollo di 6,6 mesi (endpoint
primario). Gli endpoint secondari
hanno incluso la valutazione del tasso di controllo della malattia (DCR), tasso
di risposta globale (ORR), sopravvivenza libera da progressione (PFS) e
sopravvivenza globale (OS) in pazienti trattati con una terapia di induzione a
base di nab-paclitaxel in associazione con gemcitabina. L’analisi aggiornata ha
evidenziato un DCR del 77,6% ≥16 settimane (DCR >16 settimane:
malattia stabile (SD) ≥16 settimane = 44,9%, CR = 0%, PR = 32%) e un DCR del
65,4% ≥24 settimane (DCR > 24 settimane: SD ≥24 settimane= 32,7%, CR
= 0%, PR = 32%). L’ORR è risultata del 32% (CR=0%, PR=32%), la PFS mediana di
10,8 mesi (9,26-11,63; IC 90%) e la OS stimata a 12 mesi del 72% (64,5-78,9%;
IC 90%). Durante l’induzione, nel 99% dei pazienti si sono manifestati uno o
più eventi avversi. Gli eventi avversi (AE) più comuni di grado ≥3 (≥10%) sono
stati neutropenia (42%), anemia (11%) e affaticamento (10%).
“Il
carcinoma pancreatico rimane una sfida terapeutica estremamente complessa
perché la malattia è spesso diagnosticata in fase metastatica e persino la
malattia localmente avanzata è generalmente associata a una prognosi
sfavorevole”, ha spiegato il dottor Alberto Sobrero, responsabile della Divisione di Oncologia Medica
dell'IRCCS San Martino IST di Genova. “Nei
pazienti affetti da carcinoma localmente avanzato, il controllo della malattia
è fondamentale in quanto può consentire ulteriori interventi terapeutici,
incluse la radioterapia o persino, in alcuni casi favorevoli, l’asportazione
chirurgica. I risultati di questo studio sono incoraggianti poiché dimostrano
che la terapia di induzione è potenzialmente in grado di aiutarci a ottenere il
controllo della malattia nei pazienti con malattia localmente avanzata”.
Questo studio prospettico di Fase II è stato
condotto negli Stati Uniti, in Canada e in Europa su pazienti con carcinoma
pancreatico non operabile, localmente avanzato. I pazienti sono stati trattati
con regime di induzione a base di nab-paclitaxel in associazione con
gemcitabina per un massimo di 6 cicli, a cui ha fatto seguito una delle tre
seguenti opzioni a scelta dello sperimentatore (IC): (a) prosecuzione del
regime a base di nab-paclitaxel + gemcitabina, (b) trattamento con
chemio-radioterapia o (c) chirurgia. Oltre la metà dei pazienti (57,5%, n =
61/106) ha completato la fase di induzione con nab-paclitaxel in associazione
con gemcitabina. Il 42% (45/106) dei pazienti ha interrotto l’induzione a causa
di motivi quali eventi avversi (n = 20), progressione della malattia (n = 8),
mancata aderenza al protocollo (n = 5), decisione del medico (n = 6), decesso
(n = 2) e altri (n = 4). Al cutoff
dei dati, 45 pazienti inclusi nella coorte ITT (Intent-to-Treat) hanno ricevuto l’IC dopo l’induzione: l’11%
(12/106) dei pazienti ha proseguito il trattamento con nab-paclitaxel in
associazione con gemcitabina come da protocollo; il 16% (17/106) è stato
trattato con chemio-radioterapia; il 15% dei pazienti (16/106) con malattia
considerata inoperabile a inizio studio è stato sottoposto a intervento per
l’asportazione chirurgica del tumore dopo la terapia di induzione con
nab-paclitaxel in associazione con gemcitabina. Nella presentazione dei
risultati di LAPACT sono stati comunicati anche i dati sulla qualità di vita
riferita dai pazienti relativamente a 29 diversi indici di valutazione dei
sintomi in base al questionario EORTC QLQ-C30.
Tra gli altri TEAE significativi di grado ≥3
sono stati osservati trombocitopenia (7,5%), neuropatia sensoriale periferica
(3,8%), diarrea (3,8%) e neutropenia febbrile
(3,8%). Gli AE di qualsiasi grado hanno incluso: neutropenia (58,5%),
affaticamento (50%), anemia (47,2%), diarrea (46,2%), trombocitopenia (41,5%),
neuropatia sensoriale periferica (23,6%) e neutropenia febbrile (3,8%).
“Dalla
sua approvazione per il trattamento del carcinoma pancreatico metastatico nel
2013, il regime a base di nab-paclitaxel in associazione con gemcitabina è
diventato uno standard di cura di prima linea per questa malattia”, ha
dichiarato Gianni de Crescenzo, Medical
Director Celgene. “I risultati dello
studio LAPACT rivelano il potenziale beneficio del trattamento con nab-paclitaxel
in associazione con gemcitabina nel carcinoma pancreatico localmente avanzato.
Lo studio ha raggiunto gli endpoint prefissati, con un controllo della malattia
a 16 settimane pari al 77,6%. Inoltre, aver ottenuto che il 15% dei pazienti
con malattia considerata non operabile è stato sottoposto a intervento è un
dato molto incoraggiante in una patologia particolarmente aggressiva come il
tumore del pancreas”.
LO
STUDIO LAPACT
LAPACT è uno studio di Fase II, internazionale,
multicentrico, non randomizzato, in aperto, condotto presso 42 centri di 5
Paesi che ha valutato sicurezza ed efficacia dell’uso sperimentale di
nab-paclitaxel in associazione con gemcitabina come trattamento di prima linea
di pazienti con carcinoma pancreatico localmente avanzato non candidati ad
asportazione chirurgica all’inizio dello studio.
Sono stati valutati 106 pazienti con carcinoma
pancreatico localmente avanzato non precedentemente trattati, classificati come
inoperabili all’inizio dello studio. I pazienti hanno ricevuto nab-paclitaxel
(Abraxane®) 125 mg/m2, seguito da gemcitabina 1000 mg/m2
nei giorni 1, 8 e 15 di un ciclo della durata di 28 giorni, per un massimo di
sei cicli. I pazienti che hanno completato sei cicli di trattamento hanno
successivamente ricevuto una terapia scelta dallo sperimentatore tra le
seguenti opzioni: prosecuzione del trattamento con nab-paclitaxel (Abraxane®)
in associazione con gemcitabina, chemio-radioterapia con capecitabina o
gemcitabina in associazione con radioterapia; o intervento chirurgico. I
pazienti avevano un’età mediana di 65 anni.
Sono attualmente in corso oltre 130 studi
sull’impiego di nab-paclitaxel (Abraxane®) in pazienti con carcinoma
pancreatico in terapia di associazione con più di 50 nuovi agenti.
ABRAXANE®
Abraxane® in associazione con
gemcitabina è indicato per il trattamento di prima linea di pazienti adulti con
adenocarcinoma metastatico del pancreas.
Abraxane® è indicata nel trattamento
del tumore metastatico della mammella in pazienti adulti che hanno fallito il
trattamento di prima linea per la malattia metastatica e per i quali la terapia
standard, contenente antraciclina, non è indicata.
Abraxane® in associazione con
carboplatino è indicato per il trattamento di prima linea del tumore del
polmone non a piccole cellule, in pazienti adulti non candidati a chirurgia
potenzialmente curativa e/o a radioterapia.
Informazioni
su Celgene
Celgene Corporation, con sede a Summit, New
Jersey, è una società farmaceutica integrata globale impegnata principalmente
nella ricerca, nello sviluppo e nella commercializzazione di terapie innovative
per il trattamento delle neoplasie e delle patologie infiammatorie attraverso
soluzioni di prossima generazione in ambiti quali l'omeostasi delle proteine,
l'immuno-oncologia, l'epigenetica, l'immunologia e la neuro-infiammazione. Per
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